Nuovo edificio scolastico Secco Suardo: arriva sempre una deroga
In occasione di Puliamo il mondo, la giornata di pulizia promossa da Legambiente, il circolo ha deciso di fare un passaggio in via Europa, vicino all’istituto Natta. E’ stata l’occasione per osservare da vicino lo spazio dove sorgerà la succursale del Secco Suardo, per il quale la Provincia ha chiesto la deroga alla pianificazione del Comune di Bergamo. L’edificio scolastico sorgerà “naturalmente” su terreno libero. Sembra che ancora una volta, la presenza di fondi del PNRR spinga a procedere con urgenza e senza ragionamenti d’insieme, senza rispettare strategie, dichiarate a parole, per affrontare i cambiamenti climatici. Sembra davvero incomprensibile come si possa ancora, nella situazione attuale, non preferire la ristrutturazione di un’area già edificata. Eppure la rigenerazione urbana, tra i principi fondamentali del PNRR, indica una strada ben diversa.
Chi pianifica continua a minimizzare l’impatto di ogni opera: sono sempre poche centinaia di metri quadri, del resto. Solo che la somma di tutti questi interventi e la relativa perdita di suolo libero, fanno una città fortemente cementificata e inadatta ad affrontare il riscaldamento in atto. Il futuro PGT sarà anche a ridotto consumo di suolo, ma rispetto a cosa?
Perché va ricordato che nella stessa area si svilupperà Porta Sud, gigantesco intervento che prevede, tra le altre cose, lo spostamento di molte scuole secondarie di secondo grado, con il concentramento di 12.000 studenti nello stesso luogo. Siamo sicuri che decentrato e cementato è quello che genitori e ragazzi desidererebbero per un buon ambiente scolastico?
Ci sono diversi principi che vengono ignorati da questa scelta, che dimostra ancora una volta una scarsa comprensione della complessità che stiamo affrontando. Oltre a quelli ambientali, per noi già molto gravi, c’è anche una anacronistica lettura della realtà demografica: le scuole hanno carenza di aule rispetto a un numero di studenti attuale, ma questi stanno diminuendo drasticamente. Nei prossimi 5 anni chiuderanno 1.200 istituti in Italia, con un calo della popolazione scolastica di 110-120 mila studenti all’anno (il Sole 24 Ore – 28 maggio 2023). Oltre a questo, concentrare gli istituti in una zona marginale e con pochi servizi, appare una scelta rischiosa per eventuali emergenze e toglie alla scuola qualunque possibilità di entrare in connessione col proprio quartiere. Eppure l’obiettivo dovrebbe essere creare una comunità che educa anche intorno agli spazi scolastici. Questi devono essere parte del tessuto urbano, per reciproco vantaggio.
E le linee guida pubblicate dal Ministero dell’Istruzione nel 2021 a corredo del bando PNRR per le scuole innovative, indicano chiaramente che la progettazione nell’edilizia scolastica non deve essere mera realizzazione di spazi, ma nasce da un progetto organizzativo della scuola definito all’interno di un progetto pedagogico. Si ha l’impressione che del Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza, ancora una volta, si prenda solo la parte che interessa, cioè i finanziamenti, mentre i principi e l’idea di sviluppo che in esso è contenuta viene totalmente ignorata.