Si sono svolti nella Sala Refettorio del Monastero di Astino, cornice di grande bellezza e prestigio, i due appuntamenti dedicati a due scienziate “madri dell’ecologismo”, che Legambiente ha organizzato e Donne per Bergamo-Bergamo per le donne, Politeia, GreenMe e il Fondo librario La Città delle Mille hanno fortemente sostenuto.
Il primo incontro è avvenuto alle ore 18,30 di sabato 10 luglio, lo stesso giorno del “disastro di Seveso” quando la diossina fuoruscita dalla fabbrica chimica Icmesa inondò il grosso borgo alle porte di Milano provocando danni immediati alla salute di animali, vegetali e umani e conseguenze nefaste protratte per anni: cancri, aborti e possibili nascite di bambini malformati. Accadeva nel 1976, 45 anni fa, e chi di noi c’era non ha mai dimenticato la disperazione, la paura e lo smarrimento che la popolazione direttamente interessata visse e trasmise al Paese intero. Nel flusso di notizie contradditorie che tutti i giornali diffusero: le dichiarazioni dell’azienda tedesca che minimizzava la portata dell’avvenimento; i rilievi preoccupanti delle agenzie lombarde preposte alla salute, si insinuò lo sguardo di una medica, scienziata, attivista ambientale e a quel tempo Consigliera regionale delle Lombardia.
Laura Conti, con la tenacia che aveva caratterizzato tutta la sua vita: partigiana, militante del Partito Comunista e ambientalista, seguì la tremenda vicenda da esperta, raccogliendo dati scientifici e testimonianze dolorose di donne, bambini e lavoratori, raccolti nel libro preziosissimo “Visto da Seveso” pubblicato da Feltrinelli l’anno successivo alla tragedia.
Ma poiché le era impossibile dimenticare ciò che aveva visto da vicino, e poiché era anche scrittrice, nel 1978 diede alle stampe il breve romanzo dal titolo “Una lepre con la faccia di bambina” nel quale i dodicenni Marco e Sara raccontano quel che stava accadendo e indagano sulle voci diffuse nelle famiglie e nel vicinato. Quel piccolo romanzo, con protagonisti bambini, affrontava temi fondamentali come la salute, l’ambiente, il diritto al lavoro e il tema dell’aborto, che in quegli anni le femministe e le donne discutevano con fervore e determinazione.
Laura Conti, nata il 31 marzo 1921 a Udine, avrebbe 100 anni quest’anno se non fosse morta nel 1993 dopo aver fondato la Lega per l’ambiente, oggi Legambiente ed essere stata pioniera dell’ecologismo italiano. Una vita intensa che ci ha lasciato saggi e romanzi di grande attualità, una memoria storica fatta di azioni e coerenza politica, una eredità che festeggiamo oggi, 10 luglio 2021 in compagnia di Costanza Panella, Presidente del Circolo Legambiente Lario Sponda Orientale e con le amiche e gli amici che, conoscendo o ignorando Laura Conti, sono stati attratti dalla biografia professionale e umana di una donna che ancora ci onora.
Il secondo incontro che Legambiente ha voluto in collaborazione con Donne per Bergamo- Bergamo per le donne, Politeia, GreenMe e il Fondo librario La Città delle Mille nel magnifico Refettorio restaurato del Monastero di Astino, era dedicato a una figura di donna, scienziata, sobillatrice di coscienze: l’americana Rachel Carson.
Nata nel 1907 nella campagna della Pennsylvania aveva compiuto studi umanistici, ma nel 1929 si era laureata in Biologia Marina e nel 1932 in Zoologia e Genetica. La sua mente ad ampio spettro l’aveva indirizzata verso l’insegnamento universitario e la ricerca scientifica, fino al giorno fatale in cui aveva ricevuta la lettera di una donna che, vivendo in campagna, raccontava “la sua amara esperienza di un piccolo mondo ormai privo di vita”: era il 1958. Rachel ne fu talmente colpita che cominciò a indagare con la lente della biologa, della zoologa, della genetista e dell’umanista le cause di quella “Primavera silenziosa”, titolo del libro uscito negli Stati Uniti nel 1962, dopo tre anni di ricerche svolte negli Stati americani da decine, centinaia di scienziati.
La natura moriva sotto gli spruzzi del DDT e altri pesticidi erogati indiscriminatamente dai piccoli aerei su territori sempre più vasti. Per combattere i parassiti delle piantagioni, si uccidevano uccelli e altri animali, si inquinavano acque con conseguenze mortali per i pesci. La battaglia di Rachel Carson finì in Parlamento, le lobby chimiche che finanziavano molte campagne elettorali la attaccarono come donna definendola “isterica sacerdotessa della natura”. Dalla sua parte si erano schierati fior di scienziati che lavoravano anche per enti governativi e le inviavano aggiornamenti sullo stato di salute della terra, degli animali, delle acque: una grandiosa mole di dati confutati e precisi che solo la malafede dell’industria chimica pretendeva di ignorare.
“Primavera silenziosa” è una lettura necessaria per risalire alla genesi della distruzione causata dagli agenti chimici, descritta con una chiarezza strabiliante anche quando nomina i componenti letali; ed è illuminante quando racconta, con la bravura della scrittrice, i paesaggi e la loro vita intima, le metamorfosi della natura, la bellezza di ogni minima forma di vita. Rachel Carson ha avuto la forza di denunciare i danni irreparabili compiuti ai danni della natura e il grande merito di avviare un percorso di consapevolezza verso la salvaguardia dell’ambiente.
Dedicarle il secondo appuntamento di Ecologia Femminile Plurale, è stata una scelta fondamentale, così come l’invito alla giornalista francese Sylvie Coyaud, che si occupa di ambiente e divulgazione scientifica e ha reso omaggio alla scienziata che sessant’anni fa ha sconvolto l’America e aperto la strada all’ecologia.
di RITA STUCCHI
Donne per Bergamo – Bergamo per le donne
Fotografie di Claudio Cristini